Le Daniel Erasmus!!!!

Per far partecipare tutti i miei amici, parenti e conoscenti alle magiche avventure vissute in terra di Borgogna!

18 luglio 2008

Classificazioni di disperazione

Buondì, questa mattina mi diletto a classificare. A Parigi si trova dapperttutto gente che oltre a dormire per strada ti chiede anche un contributo economico per sbarcare il lunario. Dopo attenta riflessione possiamo distinguere:

I MISERABILI

La categoria più abbattuta e abbacchiata, sdraiati per terra, afflosciati sotto il peso della vita. Non prendono parte attiva ma mostrano la loro incommensurabile tristezza e stoica rassegnazione. Possono andare dalle forma della preghiera disperata (tipica delle donne arabe), all'insofferenza dei punkabbestia, fino all'esposizione di ferite, stigmati, monconi e altre disgrazie del corpo umano utilizzando la carne come mezzo di colpa per la ricca società che li circonda. Esponendo le loro piaghe, indicando con un dito invisibile le colpe della società. Sono quelli che prefisco di meno, così abituati a essere ignorati che è molto difficile stabilire un vero contatto. Veri professionisti della miseria

GLI ARTISTI

Parigi è un florilegio di cantanti improvvisati (spesso stonati), musicisti da metro (spesso dell'est, con fisarmonica inclusa), veri artisti (si trovano a Bastille la sera, al centro Pompidou, pochi a Montmartre)
In questa categoria rientrano sia i vari musici improvvisati che aggrediscono le tue orecchie mentre stai leggendo tranquillamente in metro, sia quelli che ti danno gioia con le loro evoluzioni, capriole, prestazioni artistiche. I secondi, normalmente, sono più giovani. Generalmente se si tratta di movimenti acrobatici con il pallone, con il cappello e bastone o qualsiasi altra attività che implichi una buona capacità muscolare, sono ragazzi di colore.
Quelli che invece creano manipolazioni con fiori, fil di ferro o altri oggetti adoperati in modo creativo sono o indiani oppure white people. Spesso di passaggio a Parigi per turismo. possono essere simpatici e si riesce a chiacchere bene per qualche tempo, hanno parecchia esperienza del mondo e non esitano a condividerla. Possono essere piacevoli per passare un buon momento e soprattutto non sono bloccati nel loro ruolo.

I MONOLOGHISTI

Questo è un gruppo etereogeneo che ho incontrato solo a Parigi. Potrebbero essere inclusi negli artisti, ma sono così numerosi da meritare un posto a parte. Normalmente salgono sul metro e a voce alta e impostata (penso che il comune gli paghi un corso di dizione) iniziano a raccontare tutta la loro vita nel tempo di tre fermate. Non sono lamentosi, direi piuttosto fattuali del tipo: "la mia vità è andata così e ora mi trovo a dovervi chiedere dei soldi, se me li date mi fate un piacere"
Alcuni sono simpatici, altri ripetono talmente tanto la stessa solfa che la loro voce non ha più alcun sentimento, diventa impersonale come quella delle signorine che fanno le interviste al telefono.
Particolarmente toccante (per me) la storia di un quarantenne, ex- infermiere che dopo anni di lavoro in ospedale decide di rivoluzionare la sua vita, migliorarsi e intraprendere gli studi in Psicologia (!!!), investe tempo e energie, costringendo sua moglie a grossi sacrifici per mantenere la famiglia. Dopo di che una serie di incidenti, lutti e influenze negative varie lo abbattono talmente da non riuscire a terminare l'università, la moglie lo lascia e lui cade in depressione. Cerca di sollevarsi ma ormai è in discesa e si ritrova a chiedere i soldi sul metro, ma almeno, dice, ha provato a essere padrone del suo destino.
Quando l'ha raccontato pensavo che qualche amico mi avesse fatto uno scherzo!
Ovviamente questa è la mia categoria preferita.
Vi lascio con una chicca: un signore di una certa età che a Montmartre andava in giro a distribuire i suoi autografi!
La sua spiegazione era che un domani sarebbe diventato famoso e la sua firma avrebbe avuto un certo valore, e... "naturalmente se aveste voglia di ricambiare la mia gentilezza con un contributo alla realizzazione del mio progetto, ne sarei particolarmente lieto"
Un opera d'arte vivente.
Adoro Parigi
 
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